domenica 23 novembre 2014

Sul lago dorato


Con i suoi 114 km2 di superficie il Lago di Bolsena è il più grande lago vulcanico d’Europa ed il quinto, per grandezza, tra i laghi italiani; un perimetro costiero di circa 43 km; una profondità massima di 151 metri; due isole; alimentato da numerose sorgenti d’acqua; un unico emissario, il Fiume Marta; un tempo di ricambio totale delle acque pari a circa 300 anni, lentissimo.
Si dice sempre così quando si tenta di spiegare che cosa è il Lago di Bolsena, ma non basta.

 
Il lago di Bolsena è come una creatura vivente: un complesso e delicato ecosistema composto da varie forme di vita che dal lago dipendono. In questo sistema si inseriscono anche gli esseri umani con le loro attività produttive e di sostentamento: l’ agricoltura, la pesca e oggi, prevalentemente, il turismo che è diventato la prima fonte di reddito per molti dei paesi che sorgono sulle rive del lago.
Il fragile equilibrio che deriva da un tale sistema di integrazione tra ambiente naturale ed attività umane può essere gravemente danneggiato da un intenso e insensato sfruttamento del territorio e delle sue risorse.

Il Lago di Bolsena è un Sito di Interesse Comunitario (SIC)  giudicato “ad elevato valore naturalistico per la presenza di ittiofauna diversificata ed abbondante e di una ricca avifauna svernante” che comprende la garzetta, il nibbio bruno, il cormorano, i germani reali.
Le due isole, Martana e Bisentina,  sono Zone di Protezione Speciale (ZPS) considerate  “ad elevato valore naturalistico” per la presenza di foreste di lecci e roverelle  dove nidificano nibbio bruno e, caso unico per l’Italia interna, il gabbiano reale.
I  Monti Volsini, così si chiamano le colline che circondano il lago, sono sia Sito di Interesse Comunitario (SIC) che Zona di Protezione Speciale (ZPS) per la presenza di percorsi substeppici di graminacee e piante annue.

In questo ambiente naturalistico e paesaggistico, il migliore investimento economico ed etico per lo sviluppo dell’offerta turistica è preservare e valorizzare le ricchezze naturali e renderle fruibili da coloro che visitano questo territorio.

Nel corso degli anni vari sono stati gli appellativi dati all’ambiente lacustre.
Qualcuno ricorderà “il lago contadino” per le coltivazioni che arrivavano a lambire le spiagge, nessuna industria presente, uomo  e natura vivevano a passo lento seguendo il ritmo delle stagioni. Qualcun altro ricorderà “ il lago da bere” per la limpidezza e purezza delle sue acque, nessun problema di inquinamento chimico, nessuno scarico fognario grazie alla costruzione dell’impianto di depurazione.  

Sul lago dorato non è tutto oro ciò che “luccica” (brilla).

Oggi questo ambiente sta mostrando segni di cedimento e fragilità, non tanto per le attività antropiche che con il passare degli anni si sono sviluppate a volte sostituendo un campo coltivato con una struttura turistica, ma soprattutto per l’inadeguatezza di un pensiero che, quello sì, non ha subito modifiche.
E’ il pensiero di aver fatto tutto e di avere messo il lago ed il suo habitat al sicuro anni fa, come se il tempo non passasse, gli impianti di depurazione non diventassero obsoleti e quindi inadeguati per sopportare il peso crescente delle attività umane. 

Immobili, al sole a guardare uno dei più bei paesaggi d’Italia e non solo.



Il paesaggio, l’ambiente naturale, il lago, i borghi sono il patrimonio culturale incommensurabile di ogni persona che vive e lavora in una dimensione ancora a misura d’uomo.
E’ questo patrimonio collettivo la ricchezza da “sfruttare” senza modifiche strutturali per gli abitanti e per i turisti; non serve diventare simili ad altri  e paragonare questi luoghi a rinomate e frequentatissime località di mare, copiando il loro stile e le loro abitudini. Non c’è bisogno.

Ogni località ha le sue proprie specificità, non ha senso snaturare l’incanto e il fascino che questo lago esercita sul visitatore, fosse anche il “turista per caso” che si ferma solo per un giorno, che sale in barca e si trova in mezzo a tanta acqua blu e vicino a due isole, che visita musei, chiese e siti archeologici e che, passeggiando per i vicoli trova il sorriso di un abitante del posto che puntualmente gli chiede da dove viene e finisce per parlargli dell’amico che vive nel paese di provenienza di quel turista, che per caso si è seduto al tavolo di un bar a sorseggiare lentamente la sua bevanda dopo aver fatto un bagno nell’acqua tiepida del lago.  

Per ritrovare il “lago contadino e quello da bere” esiste una sola strategia vincente: a misura d’uomo, a passo lento, nel rispetto dell’ambiente, nella consapevolezza della propria unicità.

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mercoledì 19 novembre 2014

I quattro elementi

Per immaginare come doveva essere il complesso vulcanico dei Monti Volsinii bisogna mettere insieme il fragore assordante che proviene dall’interno della terra, il calore estremo che sale in superficie, coni vulcanici che sbuffano vapore ed altri da cui fuoriesce un fiume di roccia fusa, gli odori pungenti e irrespirabili, la violenza forsennata delle colate piroclastiche. 

Non un unico vulcano come si potrebbe pensare, ma una serie di coni vulcanici, di cui il centrale era il più grande, che svelano le loro prime volontà con limitate emissioni di lava. Circa 600.000 anni fa l’attività vulcanica vera e propria si manifesta con tutta la sua potenza e violenza: eruzioni di cenere e lapilli, eruzioni di lava, bombe vulcaniche, colate di fango e colate piroclastiche, le più distruttive.

Telluricamente instabile perché situato in una zona di faglie tettoniche attive, il sistema vulcanico subisce una forza forse ancora più imponente che porta, circa 400.000 anni fa ad un mutamento di direzione: si forma una depressione vulcanico-tettonica, le pareti del cono centrale crollano aprendo uno sprofondamento di circa 270 Km2, la caldera centrale.

Nonostante ci sia un declino dell’attività vulcanica, ci sono altri coni ancora attivi e lì niente è cambiato: l’azione vulcanica si somma a quella tettonica e altri sprofondamenti si verificano ai margini con la formazione della caldera di Montefiascone e della piccola caldera di Latera.

E’ più o meno a questo punto che l’acqua inizia il suo ingresso in questo sistema di forze in continua trasformazione: molto calore arriva ancora in superficie, anche l’acqua è calda.
Ma  piove.
E l’acqua piovana alimenta le sorgenti, i rivoli scorrono dalle pareti del vulcano in quiete verso il fondo della caldera. Lentamente, molto lentamente la caldera si riempie d’acqua e un lago si forma nonostante due piccoli coni siano ancora attivi.

La natura del vulcano si fa sentire ancora con forza quando, con esplosioni e crolli, crea un altro cambiamento: dai resti dei due coni si formano due lingue di terra che, con il trascorrere lento del tempo, diventano isole.

Da tutto questo nasce il paesaggio attuale dei Monti Volsinii e del Lago di Bolsena: modellato in dolci colline dall’erosione dell’acqua e del vento, fertilizzato dagli elementi lasciati dal turbolento ribollire della terra.
E' in questo paesaggio che la presenza umana ha lasciato le sue numerose impronte fin dalla preistoria.

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domenica 16 novembre 2014

Viaggiatori d'altri tempi

"It was a glorious day when I approached Bolsena. The sky was without a cloud — the lake, its islets, and every object on its shores, were in a summer blaze of light and warmth — the olive-groves were full of half-clad labourers, gathering the unctuous harvest — myriads of water-fowl darkened the sail-less waters — my eye roved round the wide amphitheatre which forms the ancient crater, and on every hand beheld the hills from base to summit dark with variegated foliage. How then discredit the evidence of my eyes — of every sense, and admit it to be the depth of winter, ere vegetation had put forth a single bud or blossom? Yet so it was — but it was the winter of Southern climes."   (George Dennis - “Cities and Cemeteries of Etruria” -1848)
Sarà forse una delle scelte più banali e più usate, ma la descrizione di George Dennis  è quella che dipinge chiaramente lo scenario che tuttora si presenta agli occhi di un visitatore quando si avvicina a Bolsena.
E l’autore non poteva scegliere un aggettivo migliore di “glorious” per definire una tiepida giornata invernale: un paesaggio rigoglioso di verde e blu, campi coltivati, luce intensa, clima favorevole, profumo di aria pulita.

Da qualsiasi parte si arrivi, la sensazione di entrare in un una terra particolare è  ancora  intatta. Con qualsiasi mezzo si arrivi scendendo il versante collinare che porta a Bolsena, dentro il “wide amphitheatre” che è la caldera del più grande lago vulcanico d’Europa, ciò che si prova è un senso di leggerezza, come se lo stress, la vita frenetica, i rumori, non esistessero più.
Lasciato tutto alle spalle, lo sguardo si posa su una grande distesa d’acqua dolce che permette di scorgere  anche l’orizzonte che va oltre, malgrado un lago di per sé abbia un limite, una circonferenza che ne chiude lo spazio.
Questo spazio chiuso non è soffocante: si apre nel cerchio d' acqua che riflette i colori del cielo; l’acqua si increspa e si muove in onde di varia ampiezza e direzione, a volte sembra essere ferma ma sotto la superficie scorrono  correnti calde e fredde, relitti del turbolento passato vulcanico.
Mutando ritmo secondo l’umore, anche il lago sembra respirare.

Il viaggio in questa terra è semplice e per un “glorious day” basta scoprire il punto in cui cielo, acqua, fuoco e terra si sono incontrati migliaia di anni fa.
Queste sono le radici.

George Dennis  era un diplomatico ed esploratore inglese. Nel 1842-1843 viaggiò in Etruria insieme all’amico disegnatore Samuel Ainsley, con cui fece un viaggio “on the road” vivendo all’aria aperta o riparandosi in alloggi di fortuna, camminando in un territorio rurale e abbastanza selvaggio, a volte infestato dalla malaria ed altre dai banditi.
Da questo viaggio nacque il libro “Cities and Cemeteries of Etruria” in cui  furono annotati i monumenti all’epoca visibili, la loro storia e i riferimenti alle fonti antiche, e i disegni realizzati dai due amici, compagni d’ avventura di metà ottocento.   

      S. Ainsley- Veduta di Bolsena - 1842

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sabato 15 novembre 2014