domenica 15 marzo 2015

Tracce leggendarie

Narra una leggenda che una divinità arcaica avesse edificato il suo tempio in luogo sacro vicino al lago e che avesse proibito ai suoi sacerdoti di celebrare riti e sacrifici nei giorni infausti. Purtroppo alcuni sacerdoti non seguirono il volere divino e fu così che il tempio fu profanato e alcune vestali uccise. L’ira della divinità fu talmente violenta che una serie di fulmini distruttivi si abbatté sul tempio e sulla città vicina. Ma una fanciulla coraggiosa, per salvare tutte le persone innocenti, fece voto di immolarsi al dio e si spinse fino all’acqua del lago per immergervisi e morire. Il dio fu impressionato dal sacrificio spontaneo della fanciulla che fu salvata da un fulmine che, trasformatosi in pietra, le impedì di affogare. Il dio, còlto da pietà, aveva nel frattempo placato la sua ira e trasformato ogni saetta scagliata sul tempio e sulla città in una serie di pietre che si erano conficcate nel terreno. La calma era ritornata ma da allora i riti furono officiati seguendo regole estremamente scrupolose e ferree, nessun sacrificio umano fu più permesso nella città, ed il tempio distrutto non fu più ricostruito. La fanciulla fu riconosciuta da tutti come unica vestale del dio, ma non avendo più un tempio si ritirò in una vicina grotta sacra, posta tra la vegetazione e le acque del lago.
A testimonianza dell’accaduto rimasero solo pietre, le pietre lanciate. 


Basalto colonnare in località Pietre Lanciate - Bolsena 

Nella tradizione locale, il luogo in cui si svolsero i fatti leggendari si chiama Pietre Lanciate e si trova a qualche chilometro a sud di Bolsena, lungo il percorso della Via Cassia.
Si tratta di una collina che certamente per gli antichi doveva essere considerata una sorta di “montagna sacra” vista la sua particolare conformazione rocciosa di basalto colonnare.
Le rocce di basalto colonnare, sono una testimonianza di vulcani spenti o di una intensa attività vulcanica sottomarina che, a seguito di eventi tettonici, è emersa in superficie.
La loro conformazione è dovuta al magma venuto in contatto con l’acqua che ha fatto assumere alla roccia stessa una forma di colonna pentagonale o esagonale. In alcuni casi le cosiddette “testate” dei basalti colonnari non sono lisce, ma presentano una superficie ruvida a causa di conformazioni vetrose dette “vulcaniti”. Queste ultime si chiamano pillows (cuscini) e sono strettamente collegate alla formazione del basalto. I pillows, all’origine, erano delle fessurazioni causate dal contatto dell’acqua con il magma e costituivano il canale di fuoriuscita del magma stesso in modo tale che si potessero formare strutture globulari o ellissoidali che si spaccavano di nuovo per creare altri pillows.(2)

Certamente gli antichi non sapevano dare una spiegazione tecnico-scientifica alle rocce di questo tipo, ma sapevano cogliere lo stretto rapporto che queste rocce avevano con l’ignoto, che diventava manifestazione divina. Percepivano una reminescenza con lo spirito tellurico del luogo, stabilivano il confine tra il dio e l’uomo, regolavano con divieti il superamento di quel confine, ponendo in primo piano il rispetto sia per il divino che per l’umano che in quella natura dimoravano.  

In questa leggenda si potrebbe anche cogliere un aspetto della religiosità locale, un momento di passaggio tra culto pagano e culto cristiano. Nel IV secolo d.C. l’emblema del sacro è una fanciulla, che con il rito del battesimo nell’acqua abbracciò la fede cristiana, fu martirizzata e poi divenne Santa con il nome di Cristina, patrona di Bolsena. Sottoposta a varie torture, fu anche gettata nel lago con una pesante pietra legata al collo. La fede nel suo dio, cristiano stavolta, la salvò da morte certa: la pietra del supplizio non la trascinò nell’acqua profonda, ma la riportò a riva. Morì colpita al cuore da una freccia e da allora riposa nell’area delle Catacombe di Bolsena, in una Grotta che porta il suo nome.

Di leggende come questa ce ne sono ovviamente altre: tutte però hanno sempre la stesse caratteristiche di riferimento all’ambiente naturale, al divino, alla disubbidienza degli uomini alle  regole, all’ira del dio ed al sacrificio che un solo essere umano può compiere per salvare i suoi simili, la sua città, il tempio.
E quando le leggende mantengono aspetti simili è possibile che abbiano un legame comune con elementi reali, tangibili e un tempo visibili.       

“Eseguendosi i lavori per la costruzione di una fogna, che attraversa la via nazionale Bolsena- Montefiascone, in quel punto dove la nota roccia di pietra basaltica a parallelepipedi ottagonali porta, per una remota tradizione, il nome di Pietre lanciate, gli operai s'abbatterono
in un basamento di antico tempio...."

Il tempio naturalmente è disperso, invisibile, diventato quasi leggendario.
Ciò che resta è la natura del territorio che, pur restando immutata, entra prepotentemente tra i monumenti da vedere quando si sosta a Bolsena.
Infatti, la formazione di basalto colonnare delle “Pietre Lanciate” è tra i geositi censiti a livello nazionale dall’ ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)e dall’APAT (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici - in collaborazione con il Ministero dell’ Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Regioni, Province, Comuni ed Istituti di ricerca. 
”I geositi sono elementi, zone o località di interesse geologico di rilevante valore naturalistico ed importanti testimoni della storia della Terra. Essi rendono “peculiari” i luoghi e le aree territoriali in cui sono inseriti per i loro specifici fattori fisici, morfologici, climatici e strutturali.” 
Le rocce di basalto colonnare si trovano in Sardegna e Sicilia; sono presenti in Islanda, in Irlanda, in India, Brasile, Stati Uniti, Sud Africa, Hawaii, nei fondali oceanici.


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